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Intervista con Luca Valerio – All’ora di Amadeus

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Intervista a Oggi è un altro giorno – Rai 1

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Guidetti racconta “Cicatrici nell’anima” – Resto del Carlino

“Un intervento chirurgico mi ha sfigurata. La mia paura più grande di colpo si è materializzata: avevo perso la mia bellezza. Per sempre. Da allora ho scoperto che le cicatrici non sono solo quelle della pelle. Ma le mie sono anche la dimostrazione che si può ripartire”. Parole di Cristina Guidetti che ieri sera, al ristorante Loco ha presentato il suo libro “Cicatrici nell’anima”. La scelta del 25 novembre, giornata contro la violenza alle donne non è arrivata a caso: “Io sono un esempio di violenza, psichica e psicologica che ho combattuto e vinto”.

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Sfigurata a vita – Magazine F

SFIGURATA A VITA

DONNE CORAGGIOSE

DI FRANCESCA GALEAZZI

In un momento di crisi cerca conferme nel suo aspetto, e nel laser di un chirurgo che invece la rovina. Cristina perde così il lavoro da modella e la voglia di vivere. Dopo 42 operazioni, 9 anni di udienze e un libro, scopre la sua anima guerriera. Capace di perdonarsi e di rinascere.

Sangue, pus che cola, solchi intorno alla bocca. «Chi è questo mostro?»: rifuggo terrorizzata dall’immagine riflessa nel vetro della mia camera. Ustioni vermiglio mi solcano il volto come strisce di lava. È febbraio 2012: è trascorsa una settimana da quando mi sono sottoposta a un trattamento laser per delle discromie della pelle, avrebbe dovuto essere un intervento estetico facile e indolore. Volevo che il mio viso fosse perfetto, invece la mia faccia è stata deturpata. Ero bellissima. Ora, non più. Peggio: non so più chi sono.

BUIO TOTALE
A letto, in solitudine, mi cerco nell’eco dei ricordi. «Sei incantevole, Cristina», mi hanno ripetuto fin da bambina. E la mia avvenenza è stata il passe-partout che mi ha aperto le porte della moda, appena maggiorenne. «Ti vogliamo sulla nostra passerella», mi contendono i marchi più famosi. A Milano la mia carriera decolla tra casting spietati, ogni lavoro che ottengo aumenta la mia strafottenza. Mi realizzo nella professione e anche nella vita privata: mi sposo, divento mamma di Lucrezia. Ma nel giro di pochi anni, il mio matrimonio va in crisi e, con il divorzio, le mie certezze iniziano a franare. Cerco di recuperare la mia sicurezza attraverso il mio aspetto esteriore, è il mio porto sicuro: ho bisogno di conferme. È sera, metto a letto mia figlia, e mentre mi strucco davanti allo specchio sfuggo da ogni pensiero focalizzando la mente su ogni millimetro della mia pelle. «Vorrei cancellare queste discromie», spiego al chirurgo estetico nelle settimane seguenti. È un medico rinomato e mi fido del laser che mi consiglia.

SENZA FACCIA, SENZA LAVORO
Dopo una settimana, quando tolgo le bende, rimango scioccata. «Dottore, sono preoccupata: ho buchi e ferite che fanno molto male, cosa devo fare?», scrivo subito al medico allegandogli delle mie foto. Ma lui mi tranquillizza, e lo farà per giorni, settimane, mesi. Non riesco nemmeno più ad aprire la bocca per mangiare, ho una sorta di semiparesi: la sera aspetto che Lucrezia dorma per entrare in cucina, prendo una cannuccia e cerco di trangugiare un frullato. Nel bicchiere mischio lacrime e vitamine, speranze e paure. «Ma cosa ti è successo?», mi dice una mamma all’ingresso di scuola. Nei suoi occhi sconvolti, scorgo l’orrore del mio viso massacrato. Altri genitori mi schivano, qualcuno mi addita sconvolto. È ormai primavera, ma alzo la sciarpa fino al naso. Fuggo braccata dagli sguardi. Mi rifugio in casa, sprofondo nella poltrona senza nemmeno sfilarmi il giubbino: guardo sfinita le bollette accumulate sul tavolo. Sono disperata: senza faccia, non ho lavoro. «Mi dispiace, dovete sostituirmi», dico mortificata al telefono, costretta a rinunciare a diversi incarichi. Non riesco nemmeno a pensare: il dolore della pelle è insopportabile, come spilli sulle ferite. Voglio morire.

LEZIONI DI UMILTÀ
«Ci pensiamo noi, Cristina». La voce di mamma mi raggiunge nel dormiveglia, dal fondo della stanza: mi sono rintanata sotto le coperte, ho perso il senso del tempo. Papà appoggia i sacchi della spesa, con una mano mi accarezza i capelli. Si prendono cura di me, ogni giorno. Mi portano dai dottori, accompagnano Lucrezia a scuola, asciugano i miei pianti. Non sono mai stata umile, ma imparo a chiedere aiuto, a dire grazie con il cuore prima ancora che con la voce. L’amore che mi rivolgono la famiglia e gli amici mi insegna a proteggere la mia fragilità. E grazie a loro trovo la forza di reagire: «Lotterò per avere giustizia», dico a mia madre un pomeriggio d’estate. Chiamo un avvocato: voglio sporgere denuncia contro il chirurgo che mi ha rovinata.

IMPARARE AD AMARSI
Il verdetto del medico legale non lascia dubbi: «Sfigurata a vita». Affronto una battaglia giudiziaria e 42 interventi che mi costringono per la maggior parte del tempo a casa. «Non so più chi sono», dico allo psicoterapeuta cui mi sono rivolta. Mi siedo, respiro, e con lui inizio un viaggio nel passato in cui mi rivedo frivola e superficiale, ossessionata dal mio aspetto. «È il disturbo da dismorfismo corporeo», mi dice lo specialista, spiegandomi l’alterazione nella mia percezione, che mi portava a ingigantire qualsiasi mio difetto fisico. «Perché non prova a esprimere su carta ciò che ricorda?», mi suggerisce. Torno a casa, prendo un vecchio album di foto e comincio a scrivere. Scavo nella crisalide delle mie emozioni, piango, rido, e intanto per mesi riempio quaderni. «La tua vicenda sembra un libro», mi dice anni dopo, davanti a un caffè, un amico giornalista. E così sarà! La mia biografia si chiama Cicatrici nell’anima. Vorrei che la mia storia di rinascita servisse ad altre persone per evitare, o perlomeno alleviare, sofferenze come quelle che ho patito io. La chirurgia estetica non è la bacchetta magica con cui risolvere i nostri disagi. Vorrei spiegarlo soprattutto ai giovani: ho chiesto di andare nelle scuole per raccontare, attraverso il mio volto, la necessità di affrontare le proprie insicurezze. Non ci sono scorciatoie. Inseguire un ideale estetico alimenta solo la frustrazione se prima non impariamo ad amarci: io mi sono perdonata quando mi sono innamorata della mia anima guerriera, combattendo nove anni in tribunale per i miei diritti, fino a ottenere un risarcimento per “lesioni gravissime”. “Da queste profonde ferite, usciranno farfalle libere”, scrive Alda Merini. E io ora so che la bellezza non è perfezione, ma luce. Quella che emana la forza interiore, quando è libera dalle catene della paura verso i nostri difetti.

Ora lo so, la bellezza non è la perfezione: è la luce che emana la nostra forza interiore quando non temiamo i nostri difetti.

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Barolo Fashion Show

BAROLO FASHION SHOW

“La bellezza è nelle cicatrici” Nelle Langhe sfila il coraggio

ISOTTA CAROSSO

BAROLO (CUNEO)

Il piccolo borgo di Barolo, nelle Langhe, non è mai stato così fashion. Non solo perché è la patria del “re dei vini”, incastonata tra le colline Unesco, dove da diversi anni arrivano ogni estate i big della musica e della letteratura per il festival agrirock Collisioni. Da quattro anni, infatti, la piazza all’ombra del castello Falletti è diventata anche la passerella del Barolo Fashion Show, vetrina internazionale delle ultime tendenze della moda, del design e della fotografia, con una spiccata passione per le provocazioni che aiutano a riflettere.

Se lo scorso anno gli organizzatori – Agenzia Magma, Comune di Barolo, WiMu, Fattore Immagine e Legal@rte – avevano deciso di far sfilare un drone per esaltare il ruolo insostituibile degli esseri umani nella moda, quest’anno, nell’edizione che si terrà dal 31 maggio al 2 giugno, a salire in passerella saranno le “cicatrici”. “La moda è nata per mascherarle, per farci sentire belli nonostante le nostre ferite, tangibili o invisibili. Il messaggio che vogliamo lanciare è che le cicatrici, invece, possono essere portatrici di bellezza” dice la direttrice artistica Marina Garau.

Le protagoniste

Ecco allora che sabato 1° giugno ognuno degli stilisti protagonisti della sfilata d’alta moda vestirà anche un testimonial che racconterà al pubblico la sua storia di sofferenza, di coraggio e di riscatto. Tra loro l’ex modella Cristina Guidetti, sfigurata dopo un intervento di chirurgia estetica; Karam Khaled, giovane egiziano scampato ai trafficanti di uomini; l’ex valletta di Chiambretti ed ex detenuta Sylvie Lubamba, a cui il Papa ha lavato i piedi e che ora si occupa di progetti sociali; Barbara Bartolotti, vittima della meschina violenza di un collega invaghito di lei che le ha dato fuoco; l’ex deputata torinese Paola Bragantini, ora taxista, e molti altri che hanno fatto delle loro ferite un punto di forza, anche solo per aver deciso di parlare, di non nascondersi.

Un assaggio di quanto si prepara a Barolo è stato raccontato nei giorni scorsi nella conferenza al Golden Palace Hotel di Torino, con alcunid ei testimonial e con gli abiti dello stilista italo-bulgaro Dimitar Dradi, nome di punta del festival. Durante la tre giorni ci saranno workshop, convegni, dibattiti, approfondimenti e sfilate: la sera del 2 giugno sarà la volta del Barolo Fashion Contest, un concorso per stilisti e designer emergenti, nuovi interpreti del made in Italy, un altro punto fermo del festival che, grazie alle tante sinergie, “vuole cercare di dare ai giovani le migliori opportunità a livello internazionale”.

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I Fatti Vostri – Rai 2

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Intervista Forum con Giulia Leo Giorgi – Parte 2

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Intervista Forum Giulia Leo Giorgi – Parte 1

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La Vita in Diretta – Rai 1

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Intervista Storie Italiane con Eleonora Daniele – Rai 1